sabato 19 ottobre 2013

DEBITO PUBBLICO, DEBITO PRIVATO






C’è un’Italia che lavora a testa china per saldare un debito nazionale che crede di aver contratto perché “spendiamo troppo” e che ancora non sa a chi vada restituito. Che è spaventata dalla possibilità di una crisi di governo perché se non si facesse in tempo la legge di stabilità - la vecchia finanziaria - “arriverà la Troika” a commissariarci. Come la Grecia. Che ha paura dello spread, simbolo misterioso dell’incapacità nazionale di stare al passo con gli altri. Che paga accettando tutto, avendo perso il senso di quello che fa e la dimensione del proprio futuro con la sensazione di non poter fare nulla per migliorare il domani. Nella provincia – e molto nelle nostre zone - il sistema politico-finanziario locale ha distribuito piccoli e grandi favori, posti di lavoro, permessi e danaro, legando a sé, in un vergognoso e falso “debito d’onore” i voti di intere famiglie. Insegnando ad intere generazioni che è meglio tener chino il capo perché i padroni danno, ma soprattutto possono togliere. Ormai neanche questo misero commercio è più sufficiente a proteggere dalla crisi che travolge intere nazioni. I cittadini italiani avrebbe il diritto di capire cosa stia davvero succedendo al mondo in cui credevano di vivere e hanno il dovere di ricordare che il capo si può e si deve tener ritto perché altrimenti i nuovi padroni, più subdoli dei vecchi, faranno sempre leva sulla nostra paura di perdere il poco che ci è stato lasciato. Allora bisogna cominciare a far chiarezza perché le persone disperate, convinte che la politica abbia distrutto le loro vite ritrovino l’orgoglio di riprenderle in mano, di sentirsi di nuovo – o finalmente – cittadini e non sudditi. E per non rischiare che la rabbia e la delusione indirizzino la protesta su strade pericolose. Tanto per ricordare la cronaca, Alba Dorata - la formazione neonazista greca - ha un sito e una sede italiani e da cui fa proseliti. E quindi cominciamo a chiarire. Con chi abbiamo il debito pubblico? Prima dell’Euro, banalmente con noi stessi. L’Italia creava più danaro di quanto ne ritirava con le tasse. Finché gli altri stati avevano un accettabile livello di fiducia nella nostra capacità di lavorare e produrre, l’economia andava avanti. Il danaro “in più”, e non le tasse, pagava i servizi. Se funzionavano male le cause erano altre, la corruzione e il cattivo modo di lavorare. Ora il nostro debito pubblico, anche quello che avevamo creato in tempi precedenti all’Euro, lo abbiamo con l’Europa. Perché? Perché ora non siamo più noi ad emettere la nostra moneta e perché questa è stata una delle condizioni di ingresso nell’Euro. E ora il commissariamento. In base a quale principio del diritto internazionale l’Italia potrebbe essere commissariata, come un Comune in odore di mafia? A nessuno. Semplicemente in base alle pressioni economiche internazionali alle quali si può sottostare, ma dalle quali si potrebbe cominciare a smarcarsi.. E arriviamo allo spread, lo spauracchio che mette tutti a tacere. Semplificando, è la differenza tra gli interessi che pagheranno i titoli di stati italiani e tedeschi tra un certo numero di mesi o anni. Quando Mario Monti ha sostituito Berlusconi, era “altissimo” intorno ai 600 punti. Oggi, dopo l’annuncio delle ipotetiche dimissioni dei ministri è “pericolosamente cresciuto” intorno ai 265, ma eravamo tutti trionfalmente felici quando era sui 300. E quindi? Perché tutto questo allarme? Ma c’è un fatto ancora più importante. I Titoli di Stato vengono messi all’asta: più alto è l’interesse pagato – come in Italia - e più sarà facile venderli. In Germania, i titoli di stato hanno interessi più bassi anche perché alla Deutsche Bank è consentito comprarli se rimangono invenduti, cosa che né l’Italia né altri paesi europei possono fare. Ma allora non è un confronto falsato? Davvero lo spread indica quanto l’economia tedesca sia più affidabile e migliore della nostra? Oggi addirittura ci dicono che per la Merkel, Obama, l’OCSE e la UE, “l’instabilità politica italiana mette a rischio la fragile ripresa”. E lo “shut down” americano invece fa bene al mondo? E quale ripresa, con la disoccupazione giovanile al 40% e l’IVA al 22% ? E’ usando argomenti come questi che, da anni, stanno imponendo incredibili sacrifici agli italiani e agli europei. E allora dobbiamo raccogliere le forze per alzare la testa e chiedere a gran voce di sapere, per poter decidere con consapevolezza del nostro futuro. Dobbiamo smettere di aver paura e di credere che l’economia e la politica siano davvero così complicate. L’accesso alle informazioni è potere. Sapere è davvero potere. Chi controlla e rende difficile esercitare questo diritto incrementa il proprio potere a scapito di chi è lasciato nell’ignoranza. E questo i nuovi padroni – quelli che vendono il loro popolo per una poltrona e un buon conto in banca – lo sanno bene. Perché informarsi e informare è un diritto oltre che un dovere di ogni cittadino che voglia smettere di essere suddito.


M5S Città della Pieve


Nessun commento:

Posta un commento