sabato 19 ottobre 2013

NO ALLA LIBERALIZZAZIONE SELVAGGIA DEGLI ORARI DI APERTURA





E' finalmente arrivata in Aula la nostra proposta di legge sul contrasto alle liberalizzazioni degli orari degli esercizi commerciali volute da Monti. Si tratta di un tema caldo perché è una battaglia a favore della piccola e media impresa, dei piccoli esercizi commerciali schiacciati dai colossi della grande distribuzione, inoltre è un tema che riguarda i diritti dei lavoratori e la qualità di vita.

Le associazioni di categoria Confesercenti, Confcommercio e Confapi sono assolutamente d'accordo con la nostra proposta di legge ma i vertici nazionali (altamente politicizzati) non hanno intenzione di fare pressione sulle forze politiche. 

Considerata l'importanza del tema è importante inforrmare i cittadini, soprattutto i commercianti, della battaglia che stiamo conducendo a tutela dei piccoli commercianti e dei lavoratori.

Di fatto la crisi del commercio sta falcidiando i piccoli esercizi commerciali. Negli ultimi 18 mesi hanno chiuso 101.000 negozi con la perdita di circa 300.000 posti di lavoro. Per tentare quindi di bloccare questa emorragia, il MoVimento 5 Stelle ha presentato una proposta di legge, attualmente in discussione in Aula alla Camera dei Deputati, che intende cancellare le liberalizzazioni degli orari di apertura volute da Monti, restituendo autonomia di decisione sul commercio a Regioni e ad Enti Locali. La maggioranza sta facendo di tutto per bloccare questa legge, continuando così a favorire le lobby dei centri commerciali.

Le liberalizzazioni di Monti si sono rivelate fallimentari perché non hanno portato un aumento dei fatturati per le imprese, né ad una diminuzione dei prezzi a favore dei consumatori, né ad un aumento dei posti di lavoro. In definitiva non hanno creato una sana concorrenza ma hanno solamente acuito lo scontro tra piccola e grande distribuzione con la conseguente chiusura di migliaia di piccoli negozi spingendo nella disoccupazione migliaia di persone. Le vendite non aumentano solo perché si tengono i negozi aperti più a lungo, semplicemente gli acquisti si diluiscono in 7 giorni invece di 6. Al contempo le ore di lavoro sono aumentate ed i costi per le imprese pure. I piccoli esercizi commerciali, già in crisi, non reggono questo aggravio di costi e chiudono. La grande distribuzione ne approfitta obbligando i lavoratori a turni di lavoro stressanti che, non contemplando chiusure domenicali e festive, sono impossibili da conciliare con la tutela della vita familiare.

da filippo Gallinella deputato M5S 




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